il passo lungo

I turbamenti sentimental-sessuali di Alberto, giovane studente di medicina, a cavallo tra Veneto e Toscana, offrono a Saviane il pretesto per contrapporre due stili di vita opposti, che potremmo riassumere come Avere ed Essere, per citare un saggio di moda alcuni anni or sono.
Da un lato gli zii, avidi e rispettabili, che intridono ogni sfumatura del vivere quotidiano nella "serietà", e con tale "serietà" compiono ogni loro atto, dal derubare sistematicamente i familiari dei loro beni all'intrattenere storielle illecite con le sempre più giovani domestiche. Del resto anche queste avventure erotiche sono private del loro aspetto disdicevole dall'essere rigorosamente condotte fra quattro mura...
Dall'altro capo, Stanislao, il papà apicultore che potrebbe ricavare grandi introiti dalle sue occupazioni, ma ama il lavoro per se, e non si cura delle ingenti perdite finanziarie causate principalmente dalla sua buona fede, e che gli creano la fama di ingenuo del villaggio.
Alberto esordisce con un'impronta molto "ziesca", e perde Carola, il grande amore della sua vita, per non essersi liberato di tutti i precetti coercitivi dell'Avere; con il tempo e con l'emancipazione cultuale ed economica dall'originario nucleo familiare rivaluta però la figura paterna, gentiluomo del futuro, dignitoso e consapevole, spoglio di mire egoistiche fino alla morte. E' grazie alla sua figura esemplare che, trovata Giulia, può infine vivere l'amore assoluto di che sposa l'Essere con tutto se stesso.
Valida compagnia per un viaggio in treno, anche senza aspirare alle cime della Letteratura.

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