kitchen stories

Negli anni Cinquanta in Svezia l'Istituto di Ricerca Casalinga promuove uno studio del movimento degli uomini celibi in cucina; diciotto osservatori vengono perciò mandati in un paesino norvegese con un'alta concentrazione di singles e tra questi è Folke, spedito a casa del riluttante Isak. Osservati e osservatori non devono in alcun modo familiarizzare, per non gravare lo studio di bias, ma la pretesa all'assoluto positivismo sfocia naturalmente nella frustrazione dei partecipanti: com'è possibile capirsi senza comunicare? L'idea è insolita, arguta e il film è piuttosto divertente, ma pieno di silenzi, occupati da giochi di espressioni e lievi sfumature.
Senza dubbio è una favola sull'amicizia (alcuni sostengono possa essere amore) che lega i protagonisti, come recita la locandina; sull'incontro tra culture -svedese e norvegese- che per tradizione non si amano molto, ma soprattutto sull'ossessione di credere che il controllo di ogni variabile conduca alla verità e all'esattezza. In realtà cotanta esasperata obiettività rischia di sfociare nella sterilità e, curiosamente, alla fine del film scopriamo che l'unica relazione fertile e degna di nota è proprio quella condotta a quattro mani da Isak e Folke. L'osservatore che manca di un confronto si trasforma in un critico distante, e -come sosteneva Wilde- ogni forma di critica è in realtà solo un tentativo di autobiografia.

Commenti

  1. Mi sembra molto carino. Lo metto tra i film da recuperare :)
    Grazie della segnalazione!

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  2. L'ho visto anch'io tempo fa, e non era affatto male, visto che sono single e in cucina ci entro poco (ossimoro neanche tanto difficile da risolvere).
    Da parte mia mi diverto nel lavoro, nelle valutazioni della soddisfazione del cliente, a non influenzare eccessivamente il loro giudizio, anche se ogni tanto ci scappa il sorriso e la battuta, che potrebbero inficiare i risultati.

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