Il presidente

Simenon, nella sua grande produzione letteraria, non ha scritto solo di Maigret. Dopo aver letto questo libro devo aggiungere per fortuna.
Augustin è stato per tanti anni ai vertici della politica francese, tirando le fila della Terza Repubblica, e ora si è autoconfinato in una piccola casa in Normandia, inerpicata sulle falesie ed esposta ai frequenti cali di tensione che interrompono le comunicazioni radio e l’illuminazione elettrica. Un nuovo presidente si sta insediando, quello Chalamont che tanti anni prima era stato suo segretario particolare e di cui conosce il più meschino segreto. Ne conserva infatti una confessione autografa che potrebbe precludergli il soglio presidenziale a vita, nascosta in un libro dal’aria innocente. Circondato dal personale di servizio da cui si sente spiato, tollera una routine quotidiana che non ha deciso, chiedendosi chi sia stato ad imporgliela in modo sottile e spietato.
A suo modo è un libro giallo, ma quest’opera è innanzitutto una stupenda riflessione sulla politica e sulla vita tutta, con le certezze della giovinezza che sbiadiscono nel dubbio immobilizzante ma anche con la spietata durezza della maturità che si trasforma in distacco malinconico e compassione senza affettazioni.

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