The box


Quando ero al ginnasio il mio professore di matematica e logica ci propose un quesito un po’ spaventoso: “dovete salvare cento persone, potete farlo premendo un pulsante con cui ucciderete una sola persona in cambio; lo farete?” molti risposero di sì. L’indomani chiese “sparereste ad una persona per salvarne altre mille? In questo caso, però, vedreste un essere umano davanti a voi e premereste il grilletto.” La maggior parte di coloro che avrebbero schiacciato il pulsante, ora non si proponevano per la nuova formulazione dello scambio, nonostante la posta in gioco fosse ancora più alta. Sembra sempre tutto più semplice, quando possiamo velare le nostre decisioni oscurando la nostra diretta responsabilità. Siamo troppo giovani per questa domanda, pensai. Saremo sempre troppo piccoli, per questa domanda. Perciò covavo delle grandi aspettative su questo film. A casa di Norma e Arthur si presenta un anziano signore col volto deturpato, a proporre una strana forma di omicidio retribuito. Se i coniugi premeranno un bottone contenuto in una scatola di legno nero, uno sconosciuto morirà e loro riceveranno un milione di dollari. Una famiglia della media borghesia con degli acciacchi che il sistema sanitario non copre, un figlio da mandare al college e un piccolo cumulo di risentimento sembra la scelta giusta per dipingere un’umanità avida e disincantata. Peccato che sia anche una scelta un po’ scontata. Poi perché non completare la rovina di uno spunto suggestivo inserendo insalate a base di ricerca scientifica made in NASA, extraterrestri, dei vendicativi, libero arbitrio, lobo frontale (secondo il regista le epistassi dei protagonisti sono dovuti ad emorragie dei lobi frontali… le meningi, queste sconosciute!!) e complotti politici. Siete in cerca di un manuale d’istruzioni per pasticciare e sprecare un’idea intelligente? Eccolo!

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