Papercuts, "Fading Parade"; R.E.M., "Collapsing into Now"


L’ultimo album dei R.E.M., Collapsing into now, è un vero disastro. Non ci sono canzoni brutte… non ce ne sono di belle; sono orecchiabili e assurdamente dimenticabili. E, soprattutto, sono tutte uguali. Ricordano, un po’ tristemente, i successi del passato, ma ne sembrano un’ombra sbiadita: è quasi impossibile credere che siano state scritte dagli autori di Losing my religion. Questa Uberlin che dovrebbe trainare la barchetta è debolissima, delle altre canzoni non ricordo neppure i titoli.

Parallelamente esce Fading Parade, dei Papercuts. Non esattamente una band di fama mondiale, composta di ragazzi abbastanza giovani che si dedicano al Dream Pop. Che sarà mai? Una forma artistica che vive di un respiro onirico? O che produce sonnolenza? Ce lo chiediamo tutti. Trovo però imbarazzante che il loro defilatissimo album, per quanto decorosamente innocuo, sia all’altezza di confrontarsi con i titolatissimi R.E.M., e White are the waves è in fondo graziosa, nella sua monotonia.

Non mi fate fare battutacce pseudoneurologiche sulle fasi del sonno, la prossima volta qualcuno dica a Stipe e colleghi di presentarsi al pubblico con qualcosa che valga la pena d’essere ascoltato.

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