Sunshine Cleaning



Rose tenta di racimolare abbastanza denaro da ottenere la licenza per agente immobiliare e, nel frattempo, tiene a galla il ristretto ménage familiare grazie allo stipendio di colf. Compenso magro, che non basta a permettere al figlio intelligente ma iperattivo di frequentare una scuola privata in cui abbiano modo e interesse di occuparsi di lui senza appiccicargli su un’etichetta di ADHD. Le altre energie della nostra ragazza-madre si disperdono tra il contenere l’immaturità della sorella minore, Nora, traumatizzata dal suicidio della madre, sorvegliare gli strani traffici del padre e intrattenere una fallimentare relazione con il suo ex-fidanzato del liceo che ha sposato un’altra.
Davanti alla prospettiva di imbottire il figlio di amine psicoattive, Rose si inventa un nuovo e più remunerativo impiego, decontaminazione delle scene del crimine: ripulire, cioè, le grottesche e raccapriccianti stanze ove sono avvenuti fatti violenti o insoliti.
Folle, dolceamara commedia con due protagoniste che non credono a sufficienza in loro stesse e si trascinano nelle proprie insufficienze emotive fino alla necessaria catarsi. La critica ai tanti perbenismi americani è condotta con garbo e intelligenza, a partire dal mito della cosiddetta professionalità in un paese che è il regno del dilettantismo, lì dove la preparazione accademica è ambita ma preclusa ai più, e spesso osservata con sospetto dal ceto medio, per arrivare fino ai deliri psicofarmacologici che sempre più spesso si estrinsecano su bambini costretti ad un’infanzia di standardizzazione, pena la bolla di disfunzionalità. E con una tale fanciullezza, cosa possiamo attendere dalla vita adulta?



Ottimi attori, in particolare brave e belle le due sorelle.

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