Non Lasciarmi

Oggi parliamo del libro, di Kazuo Ishiguro (2005), edito in Italia da Einaudi.
Kathy, Tommy e Ruth sono tre bambini che vivono in un collegio un po' particolare. Nessuno dei ragazzi ha genitori, sembra una via di mezzo tra un orfanatrofio e Hogwarts. Le lezioni più importanti sono quelle di storia dell'arte e della letteratura, oltre all'educazione fisica. I ragazzi sono esaminati su base settimanale da un'équipe medica. La loro produzione artistica migliore è selezionata e spesso prelevata dai vertici dell'istituto. E pian piano, dalla più tenera infanzia, viene fatto passare loro il messaggio che la loro esistenza ha un unico scopo, donare i propri organi vitali, uno dopo l'altro, agli umani normogenerati, quelli del mondo "di fuori", che non sono cloni. Mentre aspettano il gaio momento di diventare donatori, fanno da assistenti agli altri donatori, occupandosi delle loro necessità.
Apparentemente può ricordare The Island, mediocre thriller in cui una colonia di cloni si accorge della propria natura e fugge dall'isola-allevamento: niente di più falso.
Caratterizza l'opera di Ishiguro la profonda sottomissione, l'accettazione di questo destino desolato che i cloni manifestano. Sanno da sempre di essere bestie da macello, in attesa di "completare il loro ciclo" ("morire" è un lusso per le persone normali) dopo aver donato tutto ciò che potevano. Questo aspetto espresso dallo stile pacato e dai quadretti dipinti dall'autore, più di ogni critica al mondo iper-scientista e utilitarista che viviamo, dà il profondo tocco horror che spiazza il lettore, ricordando, ma superandolo, il Maggiordomo perfetto di Quel che resta del giorno.
Dopo lo shock della freddezza con cui soprattutto la protagonista si rapporta al suo fato, si inizia a considerare la possibilità che il futuro distopico descritto sia solo un pretesto di finta sci-fi per parlare della reale condizione umana, in cui ognuno di noi deve fatalmente affrontare la verità della propria morte: nessun rinvio è possibile, neanche di fronte all'amore più grande dell'universo, e ognuno di noi lo sa da che è nato: dobbiamo tutti completare il nostro ciclo. 
E qui entra la riflessione sull'Arte, che nel racconto SPOILER serve per dimostrare l'esistenza dell'anima dei cloni FINE SPOILER, ma in fondo si potrebbe obiettare che serve anche a noi per verificare la presenza della nostra, no? Inoltre, lo direbbe anche Pascal, l'Arte è un grande anti-divertissement, e ci aiuta a familiarizzare con l'interiorità e ad accettare il nostro futuro.



Il titolo originale del libro è Never Let Me Go, che in un certo senso è molto più forte del semplice "Non lasciarmi" e si riferisce ad una canzone che Kathy ascolta spesso da bambina, immaginando una scena di maternità frustrata (i cloni sono ovviamente geneticamente modificati per essere sterili). Invece della solita immagine di copertina, vi posto perciò due canzoni con lo stesso titolo (quella di Kathy è immaginaria): Lana del Rey ha una voce fumosa molto Fifties che si adatta bene a quella del romanzo, parla di un distacco che mi sembra avverrà inesorabilmente con una rassegnazione tutta particolare. 
E poi c'è la versione di Florence + The Machine, più dilacerata e viscerale, mi fa pensare a Tommy e Ruth, al fuoco che brucia sotto la cenere ma sa che non ha nessuna possibilità di averla vinta, e sommessamente si dispera.

Commenti

  1. In realtà la storia è ambientata in un passato (e non futuro, come ti è scappato di scrivere) distopico e anche negli scrittori di genere, almeno per quanto riguarda i migliori, la fantascienza è un modo per far passare tematiche indigeste al pubblico (o alla censura) senza farsene accorgere. Caso tipico, Solaris di Lem.

    Per il resto concordo abbastanza con la tua lettura, anche se, secondo me, varrebbe la pena di soffermarsi a pensare anche su altri temi, tipo, quanto diventi facile chiudere gli occhi anche davanti a mostruosità, quando queste ci facciano comodo.

    Il confronto con The island è molto crudele, però sei stata gentile a etichettarlo come "mediocre".

    RispondiElimina
  2. Verissimo, grazie della correzione! Sono assolutamente d'accordo sull'uso della fantascienza (potrei aggiungere, anche del fantasy, spesso) e in effetti ho già scritto in giro che la sci-fi sia diventata la nostra (unica) moderna possibilità di letteratura escatologica.
    Quello che intendevo è che penso che Ishiguro volesse soffermarsi più sulla condizione intrinseca all'uomo che non alle devianze dell'eugenetica possibile, o almeno questo è quello che ci ho letto -diceva Wilde che ogni critica è una forma di autobigrafia... magari fra 10 anni ci vedrò cose diverse!!
    sì, sono stata gentile, vero? Una crudeltà per frase basta :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La citazione di Wilde è dal Dorian Gray, giusto? Affermazione geniale che condivido senza riserve.

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Le conseguenze dell'amore

Blade Runner 2049

La finestra di Orfeo - Orpheus no mado