Assassino senza volto

Primo libro delle inchieste del commissario Wallander, scritto dal più noto (e probabilmente più grande) scrittore di gialli scandinavo, almeno a giudizio della dottoressa E.B. che mi ha caldamente raccomandato queste opere e che qui ringrazio.
I due anziani coniugi Lovgren sono barbaramente assassinati una notte di un gelido inverno nella periferia rurale della Scania. Perché mai, e chi può aver commesso un delitto così efferato per nessuna evidente ragione? La popolazione locale, molto esposta ad ondate subentranti di immigrati più o meno clandestini, esplode in un accesso xenofobo, che culmina nell'uccisione di un rifugiato somalo assolutamente estraneo ai fatti. Così una partenza che sembra una sceneggiatura di un film di M.Haneke diventa una profonda riflessione sui coefficienti di assorbimento di stranieri in fuga da ogni dove, concentrati in campi ove il profugo di guerra e il malandrino certificato d'oltremare godono di una spiacevole coabitazione coatta.
Bisogna fare una doverosa considerazione: se vi piace il giallo a enigma di stampo classico, con gli indizi che portano al colpevole, e un investigatore più o meno saputello, da Van Dine a Detective Conan, forse Wallander non vi piacerà. La narrazione è a metà tra l'incastro e la suspance, con poca suspance ma un grandissimo sviluppo del corpo del romanzo, della definizione dei personaggi e dell'approfondimento dei temi affrontati.
Il commissario non si presta a facile attaccamento: neodivorziato, trasandato e beone, vanta un encomiabile amore per la lirica ma ahimè pure per il junk food -con conseguente intestino irritabile- e per il whisky di malto. E' chiaramente servito per offrire uno spunto di plagio a chi ha poi scritto del commissario Van In, che a dire il vero poteva a questo punto prendersi almeno la briga di cambiare grado alla "sua" creatura e nome all'amata (Annette per Wallander, Annelore per Van In, entrambi procuratori distrettuali).
Ho molto apprezzato la finezza con cui il tema del razzismo è affrontato, senza approcci manichei: da un lato si devono rispetto, cura e amore ai diseredati delle terre più diverse rispetto ai quali tutta l'Europa è privilegiata, non fosse altro che perchè viviamo in pace da ormai sessant'anni, dall'altro la totale liberalizzazione delle frontiere non è facile da accettare per gli abitanti delle zone di confine, che cominciano a sentirsi poco tutelati dallo stato sovrano e piuttosto in balia della buona sorte, con conseguenze di sconcertanti accessi violenti.

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