Vi presento Joe Black
Con A.Hopkins, B.Pitt. 1998
Bill Parrish ha avuto una vita
splendida: denaro e potere, per una volta ottenuti in modo lecito, cultura, l’amore
di una donna ormai morta e l’affetto incondizionato di due figlie diverse tra
loro ma profondamente buone. Proprio mentre si preoccupa della felicità della
sua cadetta, che sembra avviarsi ad un matrimonio convenzionale senza aver mai
conosciuto l’amore travolgente, compare alla sua porta un bel giovine biondo,
la Morte. L’allegro ospite ha deciso di prendersi una vacanza per studiare più
da vicino il mondo dei sentimenti umani, in particolare questo Amore di cui
Bill parla spesso, e ha eletto il morituro a suo Cicerone: più tempo riuscirà a
interessarlo con l’istruzione che desidera, più giorni gli lascerà per godersi
la famiglia e sistemare i suoi affari in sospeso. Nel mentre, la giovane Susan
non manca di interessarsi allo sconosciuto tenebroso dal viso angelico, il cui “corpo”
aveva già conosciuto in un intenso fugace incontro,prima che venisse occupato
dalla Morte.
Il film ha una certa ambizione
di fondo. È il remake di una pellicola del 1934, che già riprendeva la breve
opera di Casella, uno scrittore e sceneggiatore italiano che compose la
commedia “la Morte in vacanza” nel 1924. Le premesse sono buone, quindi: la
storia non è male, c’è un attore eccezionale (A.Hopkins potrebbe fare di tutto,
è TROPPO bravo), un altro attore discreto (B.Pitt se la cava con decoro), un
cast di personaggi secondari molto decente. Epperò ci sono parecchi però: la
regia è un po’ piatta, per non parlare della colonna sonora anonima. La protagonista
femminile è scarsa assai e neanche troppo bella, e la trama, in alcuni punti un
po’ scontata (mi riferisco alle svolte della vita sentimentale di Susan), si
dipana troppo lentamente. In particolare il personaggio della ragazza è poco
credibile, va a due velocità: se da un lato dovrebbe essere l’intelligentona
della famiglia, se non ci fosse il padre non capirebbe neanche di non amare il
suo fidanzato. Inoltre, nonostante un breve stupore iniziale, non percepisce o ignora
la differenza tra Pitt del caffè d’inizio e il personaggio della Morte, ma
quando il padre decede e Joe viene sostituito dal suo precedente “abitante” non
fa una piega: ha già compreso tutto, dalla destinazione del padre allo scambio
di anime. E non si fa problemi, partito il grande amore che l’ha fatta “danzare
come un derviscio”, a ricominciare col bel ragazzo solare che piomba quasi per
caso alla festa. Come dire, basta che abbia la faccia di Brad Pitt, va bene
tutto!
Nonostante questi evidenti
limiti, il film mi è sempre piaciuto e non lo rinnego, anzi me ne concedo una
visione abbastanza spesso –è ritrasmesso senza sosta! In particolare mi piacciono
il suo humor un po’ nero e la parte maschile del cast, compreso il mio
personaggio secondario preferito, Quince (marito della figlia maggiore), che
nella sua imbranataggine sa offrire alla moglie grande tenerezza e forse ha
capito meglio di tanti altri cos’è l’amore.
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